Scienziati italiani in prima linea nella salvaguardia degli habitat grazie all’uso di nuove tecniche per ripristinare i coralli danneggiati
Un team di scienziati italiani, coordinato dall’Università di Milano-Bicocca, dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e dall’Acquario di Genova, ha sviluppato nuove tecniche per il ripristino dei coralli danneggiati. Tra queste figurano materiali innovativi come una biopasta ecologica che consente ai frammenti di corallo di ancorarsi rapidamente e crescere nelle aree degradate. Queste tecniche permettono di accelerare il processo naturale di rigenerazione, contrastando la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi marini. I ricercatori hanno testato le soluzioni in laboratori e in mare aperto, ottenendo risultati promettenti per il ripristino delle barriere coralline. L’iniziativa si inserisce in un contesto globale di protezione marina, dove il riscaldamento degli oceani e l’inquinamento mettono a rischio milioni di specie. Gli esperti sottolineano l’importanza di un approccio combinato, che includa ricerca scientifica, sensibilizzazione pubblica e regolamentazioni internazionali. Il progetto punta anche a formare nuove generazioni di biologi marini e a diffondere le tecniche sviluppate a livello globale. Inoltre, si stanno sviluppando protocolli per replicare le operazioni in altre aree degradate, aumentando l’impatto positivo sulla salute degli oceani.
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Nuova vita ai coralli marini
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Dillo a Plaple
Tecnologie contro l’inquinamento oceanico
Il progetto The Ocean Cleanup, fondato nei Paesi Bassi, continua a essere tra le iniziative più ambiziose al mondo per la lotta contro l’inquinamento da plastica. Grazie a tecnologie innovative come i sistemi galleggianti e le barriere fluviali, l’organizzazione ha rimosso finora oltre 30 milioni di chilogrammi di rifiuti plastici da oceani e fiumi. Oltre alla raccolta diretta, il progetto lavora anche sulla prevenzione, installando barriere nei fiumi chiave prima che la plastica raggiunga il mare. I dati raccolti dall’organizzazione aiutano a mappare le principali aree di accumulo di rifiuti e a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’urgenza del problema. The Ocean Cleanup collabora con università, governi e aziende per migliorare continuamente l’efficacia delle tecnologie impiegate. Ogni intervento è monitorato in tempo reale, garantendo sicurezza per la fauna marina e minimizzando l’impatto ambientale. L’obiettivo a lungo termine è ridurre drasticamente la plastica negli oceani entro i prossimi decenni. Progetti paralleli promuovono la ricerca su materiali biodegradabili e soluzioni circolari per la plastica. La comunicazione internazionale del progetto punta a coinvolgere cittadini e stakeholder in azioni concrete di tutela ambientale.
Il progetto The Ocean Cleanup, fondato nei Paesi Bassi, continua a essere tra le iniziative più ambiziose al mondo per la lotta contro l’inquinamento da plastica. Grazie a tecnologie innovative come i sistemi galleggianti e le barriere fluviali, l’organizzazione ha rimosso finora oltre 30 milioni di chilogrammi di rifiuti plastici da oceani e fiumi. Oltre alla raccolta diretta, il progetto lavora anche sulla prevenzione, installando barriere nei fiumi chiave prima che la plastica raggiunga il mare. I dati raccolti dall’organizzazione aiutano a mappare le principali aree di accumulo di rifiuti e a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’urgenza del problema. The Ocean Cleanup collabora con università, governi e aziende per migliorare continuamente l’efficacia delle tecnologie impiegate. Ogni intervento è monitorato in tempo reale, garantendo sicurezza per la fauna marina e minimizzando l’impatto ambientale. L’obiettivo a lungo termine è ridurre drasticamente la plastica negli oceani entro i prossimi decenni. Progetti paralleli promuovono la ricerca su materiali biodegradabili e soluzioni circolari per la plastica. La comunicazione internazionale del progetto punta a coinvolgere cittadini e stakeholder in azioni concrete di tutela ambientale.
Dillo a Plaple
Un Cammino di Santiago più pulito e green
Nel 2024 una pellegrina, Lorie Solis, ha deciso di trasformare il suo viaggio sul Camino de Santiago in una missione ambientale: ripulire il sentiero dai rifiuti che ogni anno migliaia di pellegrini lasciano sul percorso. Con un carrello autocostruito, Lorie ha percorso i 779 km del Camino Francés, raccogliendo bottiglie, lattine, plastica, carta e altri scarti abbandonati nei boschi e lungo le strade rurali. In totale ha raccolto quasi 94 kg di rifiuti, documentando tutto per sensibilizzare i camminatori. La sua iniziativa — “Camino limpio, corazón contento” — è diventata un simbolo di responsabilità individuale e ha attirato l’attenzione di associazioni ambientali come Ecoembes, che da anni promuovono la tutela del Cammino. Il gesto di Lorie ha mostrato come un’esperienza spirituale possa diventare anche un atto concreto di protezione della natura, ricordando che ogni pellegrino lascia un’impronta: decidere che sia positiva è possibile.
Nel 2024 una pellegrina, Lorie Solis, ha deciso di trasformare il suo viaggio sul Camino de Santiago in una missione ambientale: ripulire il sentiero dai rifiuti che ogni anno migliaia di pellegrini lasciano sul percorso. Con un carrello autocostruito, Lorie ha percorso i 779 km del Camino Francés, raccogliendo bottiglie, lattine, plastica, carta e altri scarti abbandonati nei boschi e lungo le strade rurali. In totale ha raccolto quasi 94 kg di rifiuti, documentando tutto per sensibilizzare i camminatori. La sua iniziativa — “Camino limpio, corazón contento” — è diventata un simbolo di responsabilità individuale e ha attirato l’attenzione di associazioni ambientali come Ecoembes, che da anni promuovono la tutela del Cammino. Il gesto di Lorie ha mostrato come un’esperienza spirituale possa diventare anche un atto concreto di protezione della natura, ricordando che ogni pellegrino lascia un’impronta: decidere che sia positiva è possibile.
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Gillbert, il pesce robot che ripulisce gli oceani
Gilbert è un robot a forma di pesce, creato per affrontare il problema dell'inquinamento da microplastiche negli oceani, laghi e fiumi. Il pesce robot è stato realizzato grazia ad una stampante 3D all'Università del Surrey e ha vinto il "Natural Robotics Contest". Il robot ha una forma simile a un salmone e utilizza le branchie laterali per filtrare l'acqua, trattenendo le microplastiche al suo interno. Ciò che differenzia Gilbert da altre invenzioni tecnologiche per contrastare l’inquinamento è la sua accessibilità. Il progetto, concepito in modo “open-source”, può essere replicato da chiunque disponga di una stampante 3D e di competenze di base in elettronica. Ciò apre la strada a una futura rete di pesci robotici cooperanti, capaci di raccogliere microplastiche e allo stesso tempo fornire dati ambientali, diventando un esempio virtuoso di robotica ambientale sostenibile.
Gilbert è un robot a forma di pesce, creato per affrontare il problema dell'inquinamento da microplastiche negli oceani, laghi e fiumi. Il pesce robot è stato realizzato grazia ad una stampante 3D all'Università del Surrey e ha vinto il "Natural Robotics Contest". Il robot ha una forma simile a un salmone e utilizza le branchie laterali per filtrare l'acqua, trattenendo le microplastiche al suo interno. Ciò che differenzia Gilbert da altre invenzioni tecnologiche per contrastare l’inquinamento è la sua accessibilità. Il progetto, concepito in modo “open-source”, può essere replicato da chiunque disponga di una stampante 3D e di competenze di base in elettronica. Ciò apre la strada a una futura rete di pesci robotici cooperanti, capaci di raccogliere microplastiche e allo stesso tempo fornire dati ambientali, diventando un esempio virtuoso di robotica ambientale sostenibile.
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Tende vegetali per diminuire l’inquinamento nelle città
Questo sistema di piante vive sono solitamente coltivate con tecnica idroponica e successivamente montate su una struttura portante in punti delle città dove non possono essere piantati degli alberi. Una tecnica che può aiutare nella lotta all’inquinamento nelle grandi città offrendo nuove soluzioni di climatizzazione naturale, migliorare la qualità dell’aria, ma soprattutto offe un contributo importante nel contrastare il fenomeno delle isole di calore.
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Grazie ad una specie di funghi i pannolini diventano riciclabili!
Si stima che nel percorso di crescita di un bambino, dalla nascita fino a quando non impara ad usare il WC, vengono consumati fino a 6000 pannolini. Un numero elemento che porta un ingente smaltimento senza poter essere riciclati. Grazie alla Start Up americana Hiro, è stato scoperta una specie di fungo che permette di riciclare il pannolino, trasformando il rifiuto in bio massa. Come? La specie di funghi permette di secernere potentissimi enzimi extracellulari che agiscono come delle “forbici” molecolari, i lunghi legami polimerici della plastica vengono trasformati in composti più semplici e biodegradabili che vengono assimilati dai funghi come fonte di carbonio.
Si stima che nel percorso di crescita di un bambino, dalla nascita fino a quando non impara ad usare il WC, vengono consumati fino a 6000 pannolini. Un numero elemento che porta un ingente smaltimento senza poter essere riciclati. Grazie alla Start Up americana Hiro, è stato scoperta una specie di fungo che permette di riciclare il pannolino, trasformando il rifiuto in bio massa. Come? La specie di funghi permette di secernere potentissimi enzimi extracellulari che agiscono come delle “forbici” molecolari, i lunghi legami polimerici della plastica vengono trasformati in composti più semplici e biodegradabili che vengono assimilati dai funghi come fonte di carbonio.
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L’ultimo dono di Ozzy Osbourne
Ozzy Osbourne non è riuscito vincere la sua battaglia contro il Parkinson, andandosene all’età di 76 anni. Prima di andarsene ha voluto salutare il pubblico a modo suo: donando l’intero incasso del suo ultimo concerto che si è tenuto il 5 Luglio, a favore della ricerca sulla malattia che lo ha afflitto per anni. Tramite un lungo post social, a dare la notizia è stato Tom Morello dei “Rage Against The Machine” che dell’evento è stato anche il curatore musicale. «Non solo abbiamo dato il via al più grande giorno della storia dell’heavy metal, ma abbiamo anche raccolto un sacco di soldi per una grande causa». La somma, che ammonta a 190 milioni di dollari, sarà divisa tra tre differenti enti benefici: Cure Parkinson's, Birmingham Children's Hospital e Acorn Children's Hospice.
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“La mia battaglia per le api”, Morgan Freeman in prima linea per la loro tutela
L'attore Morgan Freeman, che ha interpretato Dio in due film e una serie, ha trasformato il suo ranch di 50 ettari in un santuario per le api. Il ranch dispone di 26 arnie, che vengono alimentate con acqua zuccherata e alberi. Questo è lo spazio ideale affinché migliaia di questi piccoli insetti impollinatori possano tornare a vivere come una volta.
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Dillo a Plaple
Rendere accessibile, l’inaccessibile - La missione di “Still I Rise”
Still I Rise è un’organizzazione umanitaria indipendente fondata da Nicolò Govoni nel 2018. Solo lo 0,1% dei bambini del mondo ha accesso a un’istruzione di eccellenza e “Still I Rise” si impegna nell’offrire un’istruzione di livello internazionale ai bambini profughi e vulnerabili del mondo. Come? Aprendo scuole d’eccellenza, offrendo istruzione e anche un percorso completamente gratuito di IB (International Baccalaureate): un programma educativo, equivalente all'ultimo biennio delle scuole superiori italiane, che prepara gli studenti a livello universitario.
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News
#Prendi3 - Un gioco per promuovere azioni sostenibili
Si chiama #Prendi3, ed è una campagna importata da Dario Catania (attivista ambientalista) dall’Australia e arrivata in Italia nel 2018. Un progetto, che ha preso forma con la nascita dell’associazione N’Sea Yet, che ha come obiettivo trasformare qualsiasi spazio pubblico in un luogo di cultura ecologica, dove ogni cittadino possa contribuire attivamente alla riduzione dell’inquinamento da plastica. Grazie al successo di #Prendi3, recentemente il progetto si è evoluto in #Prendi3ni: estendendo la sfida a bordo dei treni o in ambito ferroviario di EAV. Un progetto che è pensato per essere un ‘gioco’ e che utilizza i social media per promuovere azioni sostenibili per l’ambiente.
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Nuova legge salva-lavoro per i malati oncologici
La legge prevede che i dipendenti, pubblici o privati, colpiti da tumore o da malattie invalidanti, croniche o rare, possano chiedere un periodo di congedo, continuativo o frazionato, fino a 24 mesi. Il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge sulla "conservazione del posto di lavoro per i malati oncologici". La norma, votata in maniera trasversale da tutti i gruppi, riguarda "i soggetti affetti da malattie oncologiche o da malattie invalidanti e croniche, anche rare" e dà diritto a congedi o a sospensioni dell'attività autonoma. Il finanziamento previsto per la legge, che si applicherà a partire dal primo gennaio 2026, è pari al 20,9 milioni di euro per il 2026, con un graduale aumento di anno in anno fino al 2035, quando il finanziamento entrerà a regime con 25,2 milioni l'anno. La nuova legge prevede che i dipendenti, pubblici o privati, affetti da malattie oncologiche oppure da malattie invalidanti, croniche o rare, che comportino un grado di invalidità pari o superiore al 74% possano richiedere un periodo di congedo, continuativo o frazionato, non superiore a 24 mesi. Durante il congedo non ha diritto a retribuzione e a svolgere qualsiasi tipo di attività lavorativa. A differenza di prima, quando molti perdevano il lavoro allo scadere dei 6 mesi di permesso, oggi il lavoratore può chiedere di assentarsi per ulteriori 18 mesi senza retribuzione ma con la garanzia di conservate del posto di lavoro.
La legge prevede che i dipendenti, pubblici o privati, colpiti da tumore o da malattie invalidanti, croniche o rare, possano chiedere un periodo di congedo, continuativo o frazionato, fino a 24 mesi. Il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge sulla "conservazione del posto di lavoro per i malati oncologici". La norma, votata in maniera trasversale da tutti i gruppi, riguarda "i soggetti affetti da malattie oncologiche o da malattie invalidanti e croniche, anche rare" e dà diritto a congedi o a sospensioni dell'attività autonoma. Il finanziamento previsto per la legge, che si applicherà a partire dal primo gennaio 2026, è pari al 20,9 milioni di euro per il 2026, con un graduale aumento di anno in anno fino al 2035, quando il finanziamento entrerà a regime con 25,2 milioni l'anno. La nuova legge prevede che i dipendenti, pubblici o privati, affetti da malattie oncologiche oppure da malattie invalidanti, croniche o rare, che comportino un grado di invalidità pari o superiore al 74% possano richiedere un periodo di congedo, continuativo o frazionato, non superiore a 24 mesi. Durante il congedo non ha diritto a retribuzione e a svolgere qualsiasi tipo di attività lavorativa. A differenza di prima, quando molti perdevano il lavoro allo scadere dei 6 mesi di permesso, oggi il lavoratore può chiedere di assentarsi per ulteriori 18 mesi senza retribuzione ma con la garanzia di conservate del posto di lavoro.
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Urbanina - Negli anni 60’ la prima auto elettrica
L'Urbanina si può considerare la prima auto elettrica omologata e prodotta in serie, molti decenni prima che le auto elettriche divenissero comuni nelle nostre strade. All'inizio degli anni '60 due uomini, in una villa settecentesca nella campagna toscana, pensarono e realizzarono molte delle soluzioni che troviamo nelle auto elettriche di oggi. Idee troppo innovative per le tecnologie ma soprattutto per la mentalità di quegli anni.
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